Una mucca alla finestra by Luca Billi

Una mucca alla finestra by Luca Billi

autore:Luca Billi [Billi, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Villaggio Maori
pubblicato: 2020-12-19T23:00:00+00:00


8 giugno 1918, sabato

Ci sono tutti quella sera al Cabaret Voltaire: Adelaide e Hans, Arp e Sophie, Janco, Yvan Goll; fortunatamente senza Claire, hanno pensato gli altri. Finalmente arriva anche Tristan Tzara insieme a un uomo che nessuno di loro conosce. Anche se cerca di nasconderlo, tutti notano la sua leggera zoppia.

«Sono contento che siate qui. Stasera all’Odeon ho conosciuto questo mio nuovo amico: si chiama Henry Carr. Voglio che sentiate la sua storia, una di quelle che possono capitare solo qui a Zurigo».

Gli altri sanno che Tristan ha un vero talento per scovare questi personaggi nei caffè e non vedono l’ora di sentire cosa ha da raccontare, anche se potrebbere essere una storia del tutto inventata: capita spesso con questi suoi bizzarri «amici».

«Buonasera. Mi chiamo Henry Carr. Ma questo ve l’ha già detto lui. Sono nato a Sunderland, nel nord dell’Inghilterra. Giovanissimo mi sono trasferito a Toronto e lì ho cominciato a lavorare in banca. Allo scoppio della guerra ho pensato fosse mio dovere di suddito britannico arruolarmi e, in forza a un contingente canadese, sono arrivato in Europa. So che voi non condividete questa mia decisione, che siete contro la guerra, ma io ho capito subito che dovevo essere qui. Nel 1915 sono stato ferito sul fronte francese, durante la battaglia di Ypres, sono rimasto per tre giorni nella terra di nessuno finché alcuni buoni frati mi hanno salvato, e alla fine sono stato fatto prigioniero. Sono stato in Germania per poco più di un anno, poi sono stato preso in carico dalla Croce Rossa. Dovete sapere che qui in Svizzera ci sono due centri in cui la Germania accetta di mandare quei prigionieri inglesi feriti che, stando meglio, potrebbero tornare a combattere, ma questi devono impegnarsi a stare qui, a non fuggire. Magari a voi può sembrare una cosa bizzarra, ma noi inglesi siamo fatti così. Per un po’ sono stato all’hotel Beau séjour di Château-d’Oex, nella Svizzera meridionale, un bel posto davvero, poi sono stato mandato qui a Zurigo, al consolato inglese, per occuparmi dei prigionieri di guerra come me. A dire la verità, io non potrei tornare a combattere perché la mia anca è stata molto danneggiata e non riesco più a stendere completamente il ginocchio.

Adesso viene la parte più drammatica della mia storia. Quando ho saputo che Joyce e alcuni suoi amici stavano mettendo in piedi una compagnia teatrale, che hanno chiamato The English Players, ho chiesto di farne parte. E, modestamente, credo di essere un bravo attore; pensate che mi hanno affidato una parte da protagonista nel loro primo spettacolo, L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde. È stato un successo. Se volete, ho qui il trafiletto del giornale in cui il critico elogia la messa in scena e tutti gli attori.

Forse avete notato questo mio difetto. Per quella serata mi sono fatto fare da un sarto, quello di fiducia del console, un paio di pantaloni che lo nascondessero il più possibile. Joyce, che tiene i conti della compagnia, si è categoricamente rifiutato



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